Elisa

la mamma

Viaggi e coincidenze: sono ciò che mi ha condotto qui, al qui e ora, di ciò che sono oggi, di ciò che ho; ed al qui e ora contingente di questo blog, di questo spazio virtuale.

E’ durante un viaggio, un lungo viaggio (nella durata più ancora che nei chilometri) che ho conosciuto, oltre vent’anni fa (21 ne sono passati per la precisione) quello che poi sarebbe diventato il padre dei miei figli, Alessandro.
Ed è grazie ad una serie di coincidenze che ci siamo incontrati: io, cesenate, iscritta all’Università di Bologna, ma sede di Forlì che (sempre a causa di un viaggio che mi aveva affascinato), scelgo di fare domanda per l’Erasmus a Tenerife, e incidentalmente, potendo presentare due domande, richiedo già che c’ero anche una borsa con destinazione Brighton o Utrecht, in Olanda.
Escono i risultati e sono in graduatoria per entrambe: Tenerife prima (1 posto a disposizione); Brighton seconda (1), Utrecht prima (ne prendono 3). Sebbene avessi presentato la domanda con l’intenzione di andare a Tenerife, alla fine il caso vuole che scelga Utrecht (6 mesi di permanenza contro 3 di Tenerife); e ancora il caso vuole che un amico di università, anche lui della sede di Forlì, sia primo in graduatoria per Brighton e secondo per Utrecht. Insisto tanto perché a quel punto venga con me ad Utrecht, ma sceglie Brighton. E così subentra per Utrecht il quarto in graduatoria…un certo ravennate che…beh, avrei avuto occasione di conoscere! (per la cronaca: distanza Cesena-Ravenna = 30 km)
Ed è in maniera del tutto casuale che una sera, a 1400 chilometri da casa, ad una festa per studenti, un mio compagno di corso, suo di ostello, (di Brighton, vedi gli incroci della vita) ci abbia presentato: basti dire che dopo non più di due minuti stavamo parlando delle gloriose cene a base di cappelletti alla mitica Casa delle Aie (a Lido di Savio, per chi avesse la sfortuna di non conoscerla, nda)!
Conosciuti in viaggio, non potevamo che amare, condividere e coltivare la stessa passione per la scoperta, l’esplorazione. E che sia un’avventura in stile survivor nel Sudovest USA, o un weekend in campeggio sul Lago di Garda; una due giorni di concerti nel più cool dei festival inglesi (Latitude) o una settimana a misura di bambino in Carinzia; che da due, che eravamo inizialmente, siamo negli anni diventati 3 e poi 4, niente ci ha trattenuto dal continuare a viaggiare e portare con noi, sin da quando erano in fasce, i nostri due piccoli esploratori!

La frase che più spesso Marco e Luca gridano insieme al papà è: “Andiamo ad esplorare!”. Dallo zainetto, al passeggino, al camminare con le loro gambe, i nostri piccoli viaggiatori crescono! Da ancora prima a dire il vero! Mentre ero incinta di quasi 4 mesi (ignara, ma questa è un’altra storia) di Marco, che ora ha 10 anni, scendevo a piedi dalla cima del Grand Canyon giù, fino al Colorado River, o mi facevo una due giorni immersa nell’acqua sul fondo di un canyon a Zion National Park, indossando inutili calzini al neoprene per non congelarsi i piedi!
Vorremmo far vedere ai nostri figli quanto più possiamo del mondo in cui viviamo; non vogliamo che lo vedano attraverso i nostri occhi, o che lo sperimentino indirettamente, attraverso tv e racconti, o peggio ancora si rinchiudano in uno sterile provincialismo; vogliamo che scoprano, che sperimentino, che tocchino con mano, vedano con i loro occhi e così avranno gli strumenti, almeno questa è la nostra speranza, per interpretare ciò che li circonda, per dare alle cose il giusto peso e guardarle in prospettiva.