Tappa 1: Il Mercato di Rialto

Una volta con il nome di Rialto non si intendeva questa zona del mercato, ma tutte le isole che formavano insieme la “civitas Rivolati”: la città di Rialto. All’inizio dell’anno 800 il doge spostò la capitale nella parte centrale della laguna, dove si trovavano tante piccole isole chiamate “isole Realtine” e queste, con i loro canali navigabili solo da chi conosceva bene i percorsi dell’acqua, proteggevano la popolazione dall’invasione di nemici.

Con il passare del tempo, gli abitanti unirono con dei ponti le isole e dall’anno 900 si può parlare della nascita della città di Venezia.

Il Ponte di Rialto

Saliamo sul Ponte di Rialto per ammirare la bellissima vista sul Canal Grande. Curiosità: il primo ponte che collegava le due rive era fatto di barche, come quello della Festa del Redentore o quella della Salute. In seguito fu costruito su palafitte, in legno, e tra vari lavori di ristrutturazione sopravvisse fino al 1444, quando il peso della folla di persone radunata ad osservare il corteo della marchesa di Ferrara sul Canal Grande lo fece crollare.

Subito se ne costruì uno nuovo, sempre in legno, fiancheggiato da botteghe, con un levatoio (una parte mobile) al centro, per lasciare passare le imbarcazioni. Questo ponte si può ammirare su un dipinto di Vittorio Carpaccio, “Il miracolo della reliquia della Croce” alle Gallerie dell’Accademia di Venezia.

Finalmente nel 1588 la costruzione del ponte in pietra iniziò sotto la direzione di Antonio Da Ponte, uno dei più bravi ingegneri veneziani dell’epoca. Furono impiegati 12.000 pali di legno di olmo per sorreggere un’arcata di 28m con 24 botteghe sopra. Il Ponte di Rialto fu per 250 anni dalla sua costruzione l’unico ponte che univa le due rive.

Saliti al centro del Ponte, guardiamo il Canal Grande verso San Marco: la riva a sinistra si chiama Riva del Carbon, dove arrivavano le barche piene di carbone e dove si trovavano le botteghe di legname; i palazzi che si affacciano su questo lato sono Ca’ Loredan e Ca’ Farsetti. Risalgono al 1200 e oggi ospitano il municipio e gli uffici comunali. La Riva a destra si chiama Riva del Vin, perché qui arrivavano le navi cariche di vino. Da questa parte si trovava anche la Dogana da Terra, dove venivano controllate e pesate le merci che arrivavano dalla terraferma.

Mercato di Rialto

Lasciandoci il ponte alle spalle, ci troviamo nell’Isola di Rivo Alto, dove nell’11° secolo fu trasferito il mercato di Venezia. Rialto divenne così il cuore del commercio, la sede di tutti i traffici mercantili della Serenissima, punto di incontro di mercanti, banchieri, armatori, usurai e marinai. Qui si scambiavano una quantità incredibile di merci: stoffe e scialli provenienti dalla Fiandra, profumi e balsami orientali, incenso e spezie, coloranti per le stoffe, insomma, colori e profumi provenienti da ogni angolo del mondo.

Scesi dal Ponte, a sinistra si trova il Palazzo dei Dieci Savi alle Decime, una specie di Ministero delle Finanze. Ci troviamo in Ruga degli Orefici, dove questi artigiani avevano le loro botteghe. Gli orefici veneziani erano abilissimi nella tecnica della filigrana, nell’eseguire catenelle a maglia d’oro minutissime e nel taglio dei diamanti. Molti personaggi famosi commissionarono opere agli orefici veneziani, per es. l’Imperatore Federico II vi fece eseguire una corona d’oro ornata di perle e pietre preziose.

Il campo che si apre di fronte a noi si chiama Campo S. Giacomo di Rialto ed era il cuore pulsante del vasto centro commerciale del mercato di Rialto. Qui si scambiava una varietà infinita di prodotti e si seguivano le trattative. La chiesa sarebbe, secondo una leggenda, la più antica della città, fondata il 25 marzo 421, l’anno in cui si festeggia la nascita di Venezia (sapevi che l’anno veneziano iniziava con il mese di marzo?). Una piccola curiosità: partendo da sinistra, nella quarta colonna del porticato antistante, si vedono due incisioni: un piccolo pesce e un’ostrica. Si dice che questi due prodotti non potevano essere venduti se erano più piccoli delle dimensioni riportate sulla colonna.

Il legame tra la chiesa ed il mercato è sottolineato dalla presenza, al suo interno, di tante Scuole di Mestiere, come la Scuola dei Compravendipesce, la Scuola dei Casaroli (venditori di formaggio), la Scuola dei Ternieri (venditori di olio e miele), la Scuola dei Garbeladori (misuratori di cereali e legumi) e la Scuola degli Oresi (orefici).

Di fronte alla chiesa c’è una statua recintata. Un uomo tutto piegato che regge sulle spalle un dado di pietra. è il Gobbo di Rialto. Dalla colonna del Bando, alla quale si accede salendo la scaletta, si leggevano le leggi e le sentenze. Si narra che i condannati per furto dovevano percorrere il tratto di strada da S. Marco a Rialto sotto pesanti frustate e una volta arrivati al Gobbo, la punizione finiva, motivo per il quale questo venivo baciato con gioia. Successivamente il punto di arrivo fu spostato presso un pilastro del sottoportego del Bancogiro (il primo a sinistra) chiamato appunto “il pilastro dei frustai”.

Il sottoportego del Bancogiro – i portici che delimitano due lati del campo – è così chiamato perché qui si svolgevano delle attività bancarie. Già nel 12° secolo il mercante non doveva portare con sé il denaro contante per fare gli acquisti, ma andava dal banchiere, il quale annotava la somma di denaro in un libro. Così i soldi venivano trasferiti direttamente al venditore. Insomma, era un po’ come pagare oggi con la carta di credito!

Ora andiamo al mercato: l’Erbaria è il luogo dove venivano scaricate le barche piene di frutta e verdura, la Casaria, dove si vendeva il formaggio, il Campo delle Beccarie, dei venditori di carne e il Campo de la Pescaria, dove si poteva comprare il pesce. Il mercato di Rialto è uno spettacolo imperdibile. La gente del posto gira tra i banchi trascinando il carrello della spesa su due ruote, i turisti sbirciano tra le bancarelle, i venditori richiamano a gran voce i clienti, un fiume di colori e di odori.

Facciamo un salto al mercato di pesce: qua si possono vedere tante specie di pesci diversi, seppie, cicali di mare (in veneziano canoce), gamberetti, schie, granchi, cozze, anguille…

Pausa spuntino

Dopo aver ammirato tutti i banchi di pesce, di frutta e di verdura, forse vi è venuta fame? In questa zona ci sono tantissimi locali dove ci si può fermare a gustare qualche classico cicchetto veneziano. In Campo San Giacometto si trova l’osteria “Bancogiro”, un locale piccolo con un soppalco, ma un bellissimo plateatico sul Canal Grande. Qui si possono assaggiare oltre ai cicchetti, anche dei gustosi piatti. Nel vicinissimo Campo Bella Vienna “il Muro”, un ristorante moderno, ma con ottimi piatti e tavoli posti all’esterno, in campo.

Torniamo al Campo delle Beccarie, attraversiamo il ponte e proseguiamo per arrivare in Calle dei Botteri (i costruttori delle botti) e proseguire verso il Campo San Polo.

Continuando per la Calle dei Botteri, incrociamo Rio Terrà Rampani, dove si trovano le case di proprietà della nobile e antica famiglia Trapani, in veneziano Ca’ (casa) Rampani. In questa zona, chiamata “delle carampane”, si trova il Ponte delle Tette. Da sopra questo ponte le cortigiane si affacciavano con i seni scoperti per allettare i passanti. In una città cosmopolita come Venezia, dove gli stranieri andavano e venivano in continuazione, il fenomeno delle cortigiane era ben tollerato e a volte addirittura incentivato. Secondo un censimento del 1509 se ne contavano 11.164.

MyPlace Campo Santa Margherita
Campo Santa Margherita, 3032, Sestiere Dorsoduro – Venezia

si dorme!

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Osteria al Squero
Dorsoduro, 943, 30123 Venezia

si mangia!

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