Tappa 5: Campo Santa Margherita, Dorsoduro, Ponte dei Pugni

È uno dei migliori campi di Venezia per i bambini! D’estate, nella fontana in mezzo al campo si fanno le bombe d’acqua. Nel tratto verso la Chiesa dei Carmini c’è una fantastica pista di asfalto liscia e ci sono addirittura due gelaterie!! I ragazzi giocano a calcio o a pallavolo, le ragazze saltano la corda. I genitori hanno a disposizione delle panchine all’ombra degli alberi e possono anche fare la spesa: c’è il fruttivendolo e anche il mercato del pesce.

Questo campo è molto frequentato dagli universitari alla sera, durante l’orario dell’aperitivo. Per uno spuntino, posso consigliare un’ottima pizza al taglio di “Pizza al Volo” oppure i tramezzini del Caffè Bar Rosso, comunque qua c’è l’imbarazzo della scelta!

Ma chi era Santa Margherita?? Non sappiamo molto della sua vita, anche perché visse quasi 2.000 anni fa. Sappiamo però che si dichiarò cristiana e per questo fu incarcerata. Si narra che il diavolo, sotto forma di drago, andò a trovarla nella sua cella e la inghiottì: ma Margherita, armata della croce, gli squarciò il ventre e uscì vittoriosa. Interrogata di nuovo, nel momento in cui disse di essere cristiana, si scatenò un terremoto, durante il quale una colomba scese dal cielo e le depositò sul capo una corona. La Santa è considerata la patrona degli insegnanti e a lei è dedicata la chiesa che sorge in campo.

Le calli dei mestieri attorno al campo

Dal campo partono diverse calli dai nomi curiosi: Calle Renier o del Pistor. Ai tempi della Serenissima i pistori erano gli artigiani che impastavano e davano forma al pane, a differenza dei forneri (fornai), detti anche panicuocoli (cuocitori di pane). Si poteva entrare nell’Arte dei Pistori dall’età di 12 anni e il periodo di “garzonato” durava dai 5 ai 7 anni. Ogni pistoria era tenuta a esporre il prezzo giornaliero del prodotto. Numerosi erano i controlli e il pane che non era conforme alle disposizioni, veniva tagliato in pezzi e gettato lungo i gradini del ponte di Rialto; se il peso era inferiore al dovuto, veniva imposto un soldo di multa per ogni pezzo; se presentava altri difetti veniva sequestrato.

Nella Calle del Caffettier, un tempo esisteva un rivenditore di caffè. Il seme del caffè, portato a Venezia nel 17° secolo, era venduto inizialmente come pianta medicinale perché “tiene sveglio”. Poi si aprì la prima bottega in Piazza San Marco e a metà 18° secolo si contavano più di 200 caffè.

Nella Calle delle carrozze si costruivano…le carrozze, utilizzate in campagna, dove molti nobili veneziani possedevano delle belle ville.

Nella Calle del Calderer invece si fabbricavano paiole, pentole, bracieri in rame e recipienti in pietra e bronzo. La costruzione posta quasi al centro del campo era la sede della Scuola dei Varoteri, i conciatori e i venditori veneziani di pellicce. Le pelli maggiormente utilizzate erano di vajo (un piccolo scoiattolo siberiano), di ghiro, di coniglio e di volpe. I varoteri lavoravano molto perché già dall’8 secolo nobili e magistrati foderavano i vestiti con le pellicce, ma li indossavano anche i servitori. Sull’edificio si può vedere una incisione su marmo risalente ai tempi della Serenissima. Essa indica le lunghezze minime concesse per la vendita del pesce.

Nella parte finale del campo, a sinistra, si trova invece Rio Terà della Scoazera. Sapete come si dice spazzatura in veneziano? “Scoasse”…quindi questo era un posto delimitato dove si gettava l’immondizia per non buttarla nei rii…

Ci lasciamo alle spalle Rio Terà della Scoazzera e proseguiamo verso Rio Terrà Canal dove sulla sinistra si trova il Cafè Duchamp e sulla destra una gelateria, che conduce a Campo San Barnaba.

Il Ponte dei Pugni

Prima di raggiungere il campo, si attraversa un ponte, il Ponte dei Pugni.

Questi pochi metri hanno fatto da sfondo per secoli alle più grandi risse della storia di Venezia: sì, scontri e botte da orbi che nei secoli hanno cucito addosso al ponte il suo curioso nome. Proprio su questo ponte due fazioni rivali avevano il permesso ufficiale di fronteggiarsi.

Le fazioni rivali erano quella dei Castellani e dei Nicolotti. I Castellani abitavano nella zona est della Serenissima, e il loro nome fa riferimento alla Basilica di San Pietro in Castello. Erano principalmente operai. I Nicolotti invece appartenevano alla zona ovest della città, il loro nome fa riferimento alla Chiesa di San Nicolò dei Mendicoli, ed erano principalmente pescatori. La loro rivalità risale agli albori della Serenissima, ed è radicata in diversi episodi conflittuali avvenuti in epoche più o meno remote (alcuni ‘incidenti’ risalirebbero addirittura alle antiche lotte tra popolazioni della laguna veneta).

Al governo della Serenissima faceva gioco mantenere la popolazione divisa, per minimizzare il rischio di sommosse popolari. Perciò, anche laddove non le sollecitava, certamente consentiva le maxi risse. Il tutto aveva l’apparenza ufficiale di un ‘gioco’: all’epoca il ponte non aveva ringhiere, e le fazioni puntavano a far cadere nel canale più persone possibili della banda rivale (in verità quello di Dorsoduro non è l’unico ponte che veniva utilizzato per la sfida, ma è divenuto il più celebre).

Attraversato il Ponte dei Pugni, proseguiamo lungo il canale a sinistra e poco più avanti si trova il Campo San Barnaba.

MyPlace Campo Santa Margherita
Campo Santa Margherita, 3032, Sestiere Dorsoduro – Venezia

si dorme!

si dorme!

Osteria al Squero
Dorsoduro, 943, 30123 Venezia

si mangia!

si mangia!

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